L'amante di Lady Chatterley by D.H. Lawrence

L'amante di Lady Chatterley by D.H. Lawrence

autore:D.H. Lawrence [Lawrence, D.H.]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Feltrinelli
pubblicato: 2013-06-04T22:00:00+00:00


13.

Domenica, Clifford volle andare nel bosco. Era un mattino delizioso e i fiori dei peschi e dei susini erano sbocciati all’improvviso qua e là in una meraviglia di biancore.

Era crudele per Clifford, mentre il mondo fioriva, dover essere trasportato dalla sedia a rotelle alla carrozzella. Ma aveva dimenticato la sua invalidità, anzi sembrava quasi compiaciuto di sé. Connie soffriva ancora nel dovergli sollevare le gambe inerti per sistemarle al loro posto. Ma ora se ne occupava la signora Bolton, oppure Field.

Connie l’aspettava in fondo al viale, al limitare della cortina di faggi. La carrozzella arrivò sbuffando con una specie di lentezza maestosa e valetudinaria. Quando raggiunse la moglie, Clifford disse: “Sir Clifford sul suo spumeggiante destriero!”.

“Se non altro sbuffa!” rise Connie.

Lui si fermò e si voltò a guardare la facciata dell’antica casa marrone, bassa e allungata.

“Wragby non batte ciglio!” disse. “Ma perché dovrebbe? Cavalco un capolavoro dell’intelligenza umana, ed è anche meglio di un cavallo.”

“Suppongo di sì. E le anime di Platone che salivano in cielo su una biga, oggi ci andrebbero con una Ford,” disse lei.

“O una Rolls-Royce: Platone era un aristocratico!”

“Già! Niente cavalli neri da frustare e maltrattare. Platone non immaginava nemmeno che avremmo avuto qualcosa di meglio dei suoi destrieri bianchi e neri, che non avremmo più usato cavalli, ma solo un motore!”

“Solo un motore e benzina!” disse Clifford. “L’anno prossimo, spero di riuscire a fare qualche restauro alla vecchia baracca. Credo che avrò un migliaio di sterline da parte: ma i lavori sono così costosi!” aggiunse.

“Oh, bene!” disse Connie. “Se solo non ci saranno altri scioperi!”

“Perché dovrebbero scioperare di nuovo? Non fanno che rovinare l’industria o quel che ne resta. E di sicuro quegli allocchi cominciano a capirlo!”

“Forse non gli interessa se rovinano l’industria.”

“Ah, non fare questi discorsi da donna! È l’industria che li sfama, anche se non gli gonfia certo le tasche,” disse Clifford, usando espressioni che ricordavano curiosamente la parlata della signora Bolton.

“Ma l’altro giorno non hai detto che sei un anarcoconservatore?” domandò lei con innocenza.

“E hai capito cosa intendevo dire?” ribatté lui. “Intendevo dire che la gente è libera di fare e pensare quel che vuole, in via strettamente privata, purché mantenga inalterate la forma e la struttura della società.”

Connie fece qualche passo in silenzio. Poi disse, ostinatamente: “Un po’ come dire che un uovo può guastarsi quanto vuole, purché il guscio rimanga intatto. Ma le uova marce si rompono da sé”.

“Non credo che si possa paragonare la gente alle uova,” disse lui. “Nemmeno alle uova d’angelo, cara la mia piccola evangelista.”

Clifford sembrava di buon umore, quel mattino radioso. Le allodole trillavano sopra il parco, in lontananza la miniera adagiata nella valle alzava un vapore silenzioso. Era quasi come ai vecchi tempi, prima della guerra. Connie non aveva una gran voglia di discutere. Ma non aveva nemmeno voglia di andare nel bosco insieme a Clifford. Così camminava accanto alla carrozzella con una certa ostinazione.

“No,” continuò lui. “Non ci saranno altri scioperi, se la cosa verrà gestita a dovere.”

“Perché no?”

“Perché li renderemo impossibili.”

“Ma gli operai ve lo permetteranno?”

“Non glielo chiederemo.



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